STEP #12: "Nel Medioevo"


IL TORCHIO NELLA STORIA

Uno strumento che sfrutta appieno il concetto fisico-meccanico della compressione è il torchio vinario. I primi modelli trovano testimonianza nell’epoca romana antecedente all’anno zero, così scriveva Catone il Vecchio (234-149 a.C.) nel “De agri cultura”: “Torcularium si edificare volet…” (se vuoi costruire un torchio…). Bisogna attendere il secondo secolo dopo cristo per la progettazione del “torchio a vite”, il quale ottimizzava la forza applicata per la spremitura delle vinacce. La presenza di questa struttura nell’epoca medioevale ci è garantita da un decreto di Carlo Magno dell’800, ovvero il “Capitulare de villis vel curtis imperii”. Con questo “Decreto” il sovrano dava ai suoi amministratori precise e dettagliate disposizioni per gestire al meglio le ville di sua proprietà. L’articolo 48 dice che “i torchi nelle nostre villae siano efficienti e funzionali. I nostri iudices provvedano che nessuno si permetta di pigiare la nostra uva con i piedi, ma tutto si faccia con decoro e pulizia”. L’apice dell’efficacia di tale tecnologia si raggiunge nel 1400 con il “torchio a leva”, o piemontese, il quale sfrutta il concetto archimedeo di leva per ridurre al minimo lo sforzo umano richiesto per imprimere la rotazione della vite che preme sulla placca, dalla quale segue la compressione. Progettare e costruire uno di questi mastodontici torchi necessitava una grande abilità che possedevano solo i “magistri torcularibus” (Maestri del Torchio) come sono chiamati in un documento bellinzonese.

Torchio a vite


Torchio a leva, o piemontese


STEP #11: "Nella pandemia"


LA COMPRESSIONE COME SINTOMO

Il delicato momento storico che stiamo vivendo ha condotto molti di noi ad uno stato d’ansia costante. Il covid-19 infatti può essere molto difficile da riconoscere, lasciandoci perennemente in balia delle nostre psicosi. L’incertezza legata al virus rende sospetto ogni accenno di raffreddore, tosse o mal di gola, dimenticandoci che questi sintomi sono comuni alle tipiche influenze stagionali. Partendo dal presupposto che si possa essere effettivamente positivi senza mostrare particolari segnali, nei casi più gravi alcuni sintomi sono stati riscontrati nella maggior parte dei soggetti. Caratteristica di questa patologia è la sensazione di compressione della gabbia toracica, che non ricorre nelle banali influenze. Ho riportato la testimonianza di un infetto, tratta dall’articolo de “Il Post”, di cui consiglio la lettura nella sua interezza:



“La sera del 10 marzo Edoardo, 39 anni, ha cominciato ad avere qualche linea di febbre e leggeri giramenti di testa. Quel giorno era stato all’ospedale Buzzi di Milano per assistere alla nascita di sua figlia. La mattina dopo, con la febbre a 38 e mezzo, una sensazione di compressione del torace e difficoltà a respirare bene, Edoardo ha chiamato l’ospedale. È stato mandato all’ospedale Sacco di Milano per fare il tampone al coronavirus: positivo.”
 



link articolo completo: https://www.ilpost.it/2020/04/07/malati-covid-coronavirus/