LA COMPRESSIONE NELL'INFERNO
La testimonianza del vocabolo “comprimere” nella poesia è offerto da uno dei maestri che l’Italia può vantare in quest’ambito: Dante Alighieri ne “La divina commedia”. Più precisamente si fa riferimento alla compressione nel canto XXI dell’Inferno al verso ventuno:
“I’ vedea lei, ma non vedëa in essa
mai che le bolle che ’l bollor levava,
e gonfiar tutta, e riseder compressa.”
mai che le bolle che ’l bollor levava,
e gonfiar tutta, e riseder compressa.”
Il poeta pronuncia queste
parole alla visione della Vª
bolgia
nell’ VIII° cerchio. Egli è sul ciglio di un precipizio scortato da
dieci diavoli, sotto di lui vi è una voragine ricolma di pece bollente,
che gli ricorda l’Arsenale di Venezia. Dante nell’oscurità intravede
solo le bolle
di calore generate dalla sostanza, cha dapprima risalgono il fossato per
poi
sgonfiarsi (compressa) e tornare sul fondo.
(testo
integrale https://it.wikisource.org/wiki/Divina_Commedia/Inferno/Canto_XXI)
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